L' ultima «beffa» risale a giovedì, il giorno del ritorno a casa di Giovanni, il fratellino di Basiglio. Gli assistenti sociali mostrano al papà il decreto di rientro immediato del ragazzino, si può andare a prenderlo. Ma prima gli «suggeriscono» di firmare un documento. Lui scrive, divorato dall' ansia di riabbracciare il figlio: «Mi dichiaro d' accordo a non far partecipare i miei bambini alla festa prevista per oggi perché mi trovo d' accordo con gli operatori nel proteggere i miei figli da una eccessiva esposizione che procurerebbe loro ulteriore stress». «È l' ultima offesa», dice l' avvocato della famiglia, Antonello Martinez. «Ma ora inizia la nostra controffensiva». Dichiarazione di guerra: denuncia penale e civile, esposto alla procura della Corte dei Conti per il danno erariale (un bimbo in comunità costa circa 300 euro al giorno), esposto al ministero dell' Istruzione. «L' unica cosa che voglio e posso fare - spiega Martinez - è far sì che chi in questa vicenda ha violato le leggi penali, civili e amministrative paghi per intero il suo conto con la giustizia. Lo devo a tutti i genitori disperati che a centinaia mi hanno chiamato in questi giorni». Tutto è partito dal disegno osé trovato sotto il banco della sorellina nel mese di febbraio (ma la denuncia risale a marzo). «Si sapeva che non era suo fin dall' inizio». I nomi «di chi ha sbagliato» vengono snocciolati con freddezza: la maestra che ha attribuito senza ragionevoli dubbi il disegno alla bimba; la preside che ha deciso di avvertire con procedura d' urgenza i servizi sociali, mancando di parlare con la famiglia e dichiarando il falso; i servizi sociali che hanno assunto il provvedimento senza incontrare i minori e i genitori; il sindaco di Basiglio, Marco Flavio Cirillo, «reo di aver dato in pasto all' opinione pubblica un quadro falsato che aggravava la posizione dei due bambini innocenti strappati ai genitori» attraverso «atteggiamenti non propriamente consoni a una repubblica democratica ma che riecheggiano altri regimi dove imperavano le bugie di Stato» e negando «che il provvedimento di allontanamento fosse opera dei suoi servizi sociali». Caso Basiglio, non è finita. Non lo è per quei 70 giorni di disperazione. Per le prese in giro che la bimba già da tempo subiva in classe. Per i modi con cui sono stati allontanati i fratellini. «Quando li hanno portati via - racconta il padre - a mio figlio è stato detto che se i suoi genitori non si fossero comportati bene gli avrebbero trovato una nuova mamma e un nuovo papà». Ora i due ragazzini vogliono dimenticare. «Mamma faremo finta che è stato un brutto sogno», dicono. Ieri il più grande, quando ha visto l' auto dei vigili sotto casa, ha temuto che lo riportassero in comunità: «Era terrorizzato». Il padre trova la forza per dire: «Ho fiducia nella magistratura». Poi svela: «Mi avevano proposto di cambiare avvocato e prenderne uno del Comune». Intimidazioni e pregiudizi. Non c' è altro in questa storia. «Chi osa dire "i giudici avranno avuto i loro motivi" sbaglia di grosso», avverte Martinez. «Nessuno si permetta di fare illazioni ingiustificate su quei poveri, purissimi bambini». L' auto dei vigili *** «Un' auto dei vigili è passata sotto casa: mio figlio era terrorizzato, temeva lo riportassero via»
da Corriere della Sera 24 maggio 2008
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