La crisi ha nel nostro territorio conseguenze devastanti.
Oggi, nonostante qualche timido segnale di ripresa, non siamo ancora usciti dal tunnel. Lo dicono i numeri e lo dicono le tante realtà aziendali fallite, in difficoltà grave o a rischio chiusura. Le ore di cassa integrazione ammontano a quasi 27milioni. I posti di lavoro a rischio entro la fine dell’anno, saranno, nella sola area metropolitana di Milano, oltre 60mila.
Per 8.950 persone scadranno i termini della cassa integrazione, altre 15mila persone andranno in mobilità e 10mila lavoratori atipici si ritroveranno privi di qualsiasi tutela.
La crisi si abbatte drasticamente anche sulle piccole e medie imprese dei settori artigianato e del commercio e persino le prospettive lavorative di quadri e dirigenti delle banche e dei servizi sono preoccupanti. Dopo le ferie estive abbiamo assistito ad un elevato numero di manifestazioni, anche forti e sacrosante, dei lavoratori per difendere il posto di lavoro. Operai sui tetti delle fabbriche dismesse, occupa-zioni e presidi senza sosta. Molte di queste crisi sono anche frutto di specula-zioni o di piani produttivi impraticabili.
I nomi delle fabbriche sono tristemente noti a tutti: l’Alfa di Arese, la Metalli Preziosi e la Lares di Paderno Dugnano, la Nokia di Cassina de’ Pecchi e Cinisello, la Mangiarotti di Milano, la Ercole Marelli di Sesto, l’Ex-Eutelia di Pregnana Milanese. Consiglieri provinciali e regionali, assieme a parlamentari e amministratori locali del PD sono andati a visitare i lavoratori nelle imprese occupate. Siamo saliti sui tetti e abbiamo cercato di capire e approfondire i motivi di questo dissesto occupazionale. I tantissimi lavoratori incontrati non ci hanno chiesto soltanto l’attivazione degli ammortizzatori sociali, ma di poter continuare a lavorare nelle loro fabbriche.
Hanno chiesto che le loro capacità professionali non vadano perdute e che le strutture produttive restino nei loro territori. In un’azienda presidiata del Nord-Milano, con l’aiuto di un sacerdote, è nata la bandiera della “solidarietà e della dignità del lavoro”, uno stendardo di speranza che sventola sui balconi e sulle finestre di tante città milanesi ed è anche approdato in altre pro-vince della Lombardia. Per una ripresa duratura dobbiamo evitare che i territori dell’area milanese, ricchi di tecnologia e competenze, siano abbandonati.
Occorre che le istituzioni locali, il sistema creditizio e gli imprenditori facciano squadra e si coordinino.
Le misure urgenti da attuare non possono prevedere solo gli ammortizzatori sociali, ma devono prospettare anche il sostegno alle piccole e medie imprese.
Per evitare che falliscano si deve andare nella direzione della detassazione, delle agevo-lazioni al credito e di una decisa sospensione degli studi di settore. L’artigiano e il commerciante, quando chiudono, oltre al proprio fallimento professionale perdono tutto, spesso anche i beni personali.
Il Partito Democratico dell’area metropolitana milanese è solidale con i lavoratori, le famiglie e le imprese, e sta lavorando con convinzione alla ripresa.
Ezio Casati Consigliere provinciale Pd